PRESENZA FRATERNA DEI CAPPUCCINI TRA LE MACERIE DEL TERREMOTO
Postulato Interprovinciale Leonessa – domenica 04 settembre 2016
Convento Cappuccini – 02016 Leonessa (RI)
PRESENZA FRATERNA DEI CAPPUCCINI TRA LE MACERIE DEL TERREMOTO
"... abbiamo tutti il dovere di servire Dio nel modo in cui ci sentiamo chiamati a servirlo. Io mi sento chiamata ad aiutare le persone, ad amare ogni singolo essere umano. Non penso mai in termini di folle, bensì in termini di persone. Se pensassi alle folle non combinerei mai nulla. Sono convinta che quello che conta è la persona e credo negli incontri tra individuo e individuo..."
(Madre Teresa di Calcutta)
Mi sento di cogliere spiritualmente il segno provvidenziale della canonizzazione di Madre Teresa per poter condividere con voi, cari confratelli, l'esperienza che in questo tempo stiamo facendo accanto agli sfollati del terremoto del centro Italia. Fin da quando ci siamo svegliati, alle 3,36 della notte del 24 agosto, ci siamo resi subito conto che qualcosa di grave era accaduto e che bisognava rendersi disponibili per aiutare, per quanto possibile, questi fratelli sofferenti a causa del sisma. La nostra è stata una risposta dovuta non tanto ad una chiamata esplicita da parte delle istituzioni civili o della Chiesa locale, ma principalmente all'ascolto del grido silenzioso che abbiamo avvertito nel cuore e che veniva elevato da parte di una comunità a noi familiare che era quella di Amatrice, a cui ci unisce un forte legame in quanto san Giuseppe da Leonessa è morto proprio lì. Ci siamo messi a disposizione della Chiesa e, dopo aver individuato una tendopoli tra le più affollate e prive di assistenza religiosa, ci siamo inseriti lì con due confratelli, mentre un terzo, sacerdote, si rendeva disponibile per le celebrazioni liturgiche e per l'ascolto delle persone nei vari campi dove era chiesto il suo servizio. Fin da subito si sono create una simpatia ed una empatia tra la popolazione civile, i volontari e i frati cappuccini, cosa che ha reso meno gravoso il trascorrere delle giornate nelle tende e soprattutto l'aiuto nel cercare di leggere, nel miglior modo possibile, gli eventi luttuosi di questi giorni. È chiaro che di risposte certe non ne abbiamo avute e neppure era richiesto: ma l'essere vicini ad essi è già una indicazione chiara di ciò che è lo specifico del Vangelo e le indicazioni della Chiesa: "farsi prossimo e condividere ciò che è oggi la loro realtà". Cercando di rimanere fuori dai riflettori giornalistici che in questi giorni scorrazzano tra i campi e le macerie, il nostro compito è stato: essere vicino ai parenti delle vittime in quello che era l'obitorio da campo (luogo in cui portavano i corpi recuperati) dove avveniva il riconoscimento; occuparsi di recuperare, lì dove era possibile, le pissidi con le ostie consacrate con l'aiuto dei vigili del fuoco; offrire la propria disponibilità ai lavori del campo in aiuto alla Protezione Civile; partecipare ai vari funerali in cui veniva richiesta la nostra presenza anche come animazione accanto ai parroci del posto; altre iniziative varie. Abbiamo provato una grande emozione quando, accompagnando i vigili del fuoco all'interno della chiesa nella frazione di Sant'Angelo di Amatrice per recuperare la pisside, è stata ritrovata una statua di San Michele Arcangelo in carta pesta che, pur caduta tra le macerie, era quasi completamente integra. Subito l'abbiamo portata nella tendopoli e quando sono entrati i vigili con la statua, la popolazione ha avuto un momento di gioia grande e quasi tutti hanno aggiunto: "Allora possiamo fare l'anno prossimo la processione con san Michele?". Ed anche quando a Villa San Lorenzo, mettendo in salvo alcuni oggetti sacri della chiesa praticamente quasi tutta distrutta, la campana portata a mano da alcuni abitanti del posto, si è messa a suonare con i rintocchi che accompagnavano i passi dei portantini. Tutti ci siamo fermati attraversati da un brivido: quei rintocchi hanno emozionato i nostri cuori evocando ricordi bellissimi di festa e creando in tutti un afflato di speranza. Noi vorremmo ripartire proprio da questi pochi segni che sono usciti fuori dalle macerie, per comprendere anche che tante volte abbiamo dimenticato il rapporto con le cose vitali del tempo, dei nostri padri, delle perle di saggezza che in questi giorni gli anziani del posto raccontano con amore e sofferenza ai nostri cari fratelli cappuccini che si muovono con disinvoltura, ma anche con profondo rispetto per il dolore provato, tra le tende blu diventate un villaggio di comunione, di fraternità e di speranza.
I frati cappuccini di Leonessa
[Grazie di cuore a Fra. Giampiero Maria Cognigni Ofm Cap., che ha mandato questo articolo]